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wiMAN, la disintermediazione che funziona

Se avete una grande idea per fare un sacco di soldi, fate un pitch. Se non avete ancora l’idea, partite da un’esigenza, da una mancanza, da qualche intermediario inutile. E disintermediatelo, con una app o con un servizio sul Web.

L’Italia pullula di inutili intermediatori. Soggetti che trattengono il valore, che si frappongono tra utente e servizio, facendo pagare quello che a volte, in tutto o in parte, il Web può fare gratis e in un attimo. Dico “a volte e in parte”, perché quasi sempre i servizi “premium” non possono essere disintermediati con una semplice Web App. Pensiamo alla segreteria organizzativa: nessuno crede che Smappo possa sostituirsi all’organizzazione degli inviti per il World Economic Forum. Ma per molti altri eventi sì. Il punto è che fino a qualche anno fa un’agenzia di servizi paceva pagare la segreteria organizzativa sia per il World Economic Forum sia per un raduno di amanti della fotografia analogica, per dire.

Molto spesso, quindi, per un giovane imprenditore della rete, si tratta di intuire prima degli altri cosa può essere disintermediato e cosa no, e di costruirci sopra un modello che generi valore remunerato per tutte le parti in causa.

Per riuscirci, l’innovazione tecnologica è forse l’aspetto meno importante. Prendiamo wiMAN, una delle startup selezionate da Working Capital e arrivata tra le prime 16 finaliste a LeWeb. E’ un servizio di una semplicità unica. Si rivolge ai gestori di attività aperte al pubblico, proponendo loro la possibilità di creare un hot-spot wifi libero per i propri clienti, di facilissima e immediata attivazione, che determina automaticamente una pubblicità dell’attività commerciale sui social media.

L’esercente attiva il servizio in un baleno installando il kit (fondamentalmente un router da 79 euro), il cliente è attivo all’istante grazie a Facebook Connect, e a ogni connessione viene generato un post sul Facebook Account della persona collegata che promuove sia l’attività commerciale che lo stesso servizio wiMAN, rendendolo virale.

Vantaggi per tutti, oneri per nessuno. Il “disintermediato principale” è la burocrazia che richiede – stante l’incertezza normativa persistente – ancora una serie di passaggi, legati all’identità, per permettere l’accesso a internet su un hotspot free.

Dei due inventori pugliesi di questa trovata geniale, Massimo Ciuffreda e Michele di Mauro, ha già parlato diffusamente il Corriere della Sera, in un articolo che vi invito a leggere anche se risale allo scorso anno.

Di davvero nuovo, da qualche giorno, c’è la partnership di wiMAN con Telecom Italia per la sperimentazione del servizio TIMWifi, che offre accesso libero wireless in tutti i negozi sociali TIM. Un indizio non trascurabile che Working Capital si sta trasformando in una vera e propria fabbrica di servizi “su strada” in grado di accelerare non solo le startup ma anche il time to market interno. Quando arrivano segnali forti da chi mi paga lo stipendio è giusto segnalarlo anche in un luogo “laico” come questo, credo.